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Infanzia negata a Phoum Thmey: quando lo sviluppo non tutela i più piccoli

Tensione ai confini
La crisi in corso tra Cambogia e Thailandia è un conflitto di confine, nata da recenti dispute territoriali che afferiscono alla demarcazione del confine comune, in particolare le aree circostanti agli antichi templi, ma che ha come fondamenta decenni di dispute irrisolte.

Dopo la morte di un soldato cambogiano, il 28 maggio 2025, durante un breve scontro a fuoco tra le due forze militari, quello che sembrava un semplice incidente bilaterale si è trasformato in un vero e proprio conflitto armato, causando morti e dislocamento di intere comunità. Questo scontro mette in luce tensioni più profonde che attraversano il disegno politico del Sud-Est Asiatico, come il persistente disaccordo tra cooperazione regionale e sovranità nazionale, l’eccessivo uso politico della memoria territoriale e i limiti strutturali dell’ organizzazione ASEAN nel gestire autonomamente i conflitti locali.

La situazione si è aggravata ulteriormente il 23 luglio 2025, nel momento in cui un militare thailandese è rimasto ferito dallo scoppio di una mina apparentemente cambogiana.

Le implicazioni della crisi vanno ben oltre la dimensione strettamente diplomatica e locale, ma ha avuto effetti diretti e tangibili anche sui flussi commerciali tra le varie aree di entrambi gli stati.

L’organizzazione internazionale ASEAN, in collaborazione con gli Stati Uniti e la Cina, ha richiesto un cessate il fuoco immediato ma, nonostante ciò, il confine rimane ancora chiuso e la crisi non risolta. Negli ultimi anni Pechino ha confermato il proprio supporto alla Cambogia, finanziando l’ampliamento della base navale di Ream nella provincia di Sihanoukville, punto strategico per il controllo delle rotte marittime nel mar Cinese meridionale.

 

Due realtà a pochi chilometri di distanza
Quando si pensa a Sihanoukville, immagini scintillanti di porti e grattacieli in espansione, hotel sul mare, casinò e turismo internazionale sono spesso le prime a emergere. Massicci flussi di capitale estero, principalmente da investitori cinesi, hanno cambiato radicalmente l’aspetto di quella che una volta era una piccola città della costa cambogiana, ed è stata trasformata per anni nel fulcro della tratta di esseri umani e della criminalità informatica. Il momento spartiacque per la città si è verificato il 18 agosto 2019, quando il primo ministro Hun Sen ha annunciato il divieto di gioco d'azzardo online. Nell’arco dei giorni e dei mesi successivi 447.000 cittadini cinesi sono fuggiti.

Se da un lato questa espansione cinese ha permesso ai proprietari terrieri cambogiani di guadagnare dalla vendita o dall’affitto delle proprietà, dall’altro lato gli abitanti locali e le imprese non si possono più permettere l’aumento spropositato degli affitti. Questo ban ha portato alla chiusura di casinò, al blocco di numerosi progetti edilizi, alla bancarotta di molti locali, e nei casi più estremi, al suicidio.

A pochi chilometri da questo rapido sviluppo esiste infatti una realtà ben diversa: Phoum Thmey, quartiere marginale e degradato dove migliaia di bambini e famiglie in condizioni di estrema fragilità sono stati spinti da questa improvvisa espansione del porto e del turismo. È qui che interviene CIFA con il progetto Via del Campo, perché nessun progresso potrà dirsi tale se lascia qualcuno indietro. Progetti come Via del Campo sono necessari perché le ricadute positive dello sviluppo raggiungano chi è più vulnerabile e chi rischia di rimanere invisibile.

 

Povertà e vulnerabilità
La Cambogia ha compiuto progressi evidenti negli ultimi anni: il tasso nazionale di povertà multidimensionale è sceso drasticamente, passando da circa il 36.7 % nel 2016 a 16.6 % nel 2023. Tuttavia, queste cifre nascondono grandi disparità: tra aree rurali e urbane, tra famiglie con risorse e quelle senza, tra zone centrali e periferie degradate come Phoum Thmey.

I bambini, in particolare, restano tra i più esposti; studi recenti stimano che quasi la metà della popolazione sotto i 18 anni in Cambogia sia multidimensionalmente povera. Nel quartiere di Phoum Thmey i bambini affrontano rischi multipli e intrecciati: lavoro minorile e sfruttamento sessuale — spesso collegati all’economia turistica e portuale della città —, scarso accesso a servizi essenziali come istruzione, assistenza sanitaria, ad acqua pulita e condizioni abitative dignitose.

 

Perché CIFA ha creato un progetto qui
CIFA ha scelto quest’area proprio perché un intervento concreto e mirato, e non di sola sensibilizzazione, può produrre un impatto visibile e misurabile in una delle aree più povere e vulnerabili di Sihanoukville.

Per rispondere a queste emergenze, il centro offre pasti quotidiani, educazione non formale, materiali scolastici, reintegrazione nella scuola pubblica, cure mediche di base e servizi di protezione dell’infanzia, con l’obiettivo di prevenire il lavoro minorile e la vita di strada a 95 bambini.

I progetti di CIFA lavorano anche per connettere bambini e genitori a scuola, sanità e registrazione civile, rafforzando le capacità locali e creando basi per un cambiamento duraturo, non solo al sostegno temporaneo.

 

Conclusione
Phoum Thmey è una testimonianza concreta che lo sviluppo economico, se non accompagnato da politiche di tutela sociale e intervento diretto, può favorire crescita diseguale. Le popolazioni locali non hanno bisogno solo di promesse, ma di strutture di protezione, assistenza continua, educazione e salute.

CIFA, con il suo progetto, mostra che un’alternativa esiste. È possibile costruire un futuro in cui nessun bambino, anche nelle periferie marginali, resti indietro. Per fare questo, occorrono attenzione costante, risorse e volontà politica.

 

 

Giorgia D’Amico

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