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ADOZIONE

I numeri delle Adozioni in Italia

Il pensiero della nostra Vicepresidente Paola Strocchio.

In attesa della pubblicazione del report statistico annuale della CAI elaborato in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, la Segreteria Tecnica della CAI ha anticipato alcuni dati sul 2019, durante il quale sono state concluse 969 procedure di adozione. Una diminuzione del 14 per cento rispetto all’anno precedente che concludeva con 1130 adozioni e una diminuzione del 3,4 rispetto al 2017.

Qual è il suo primo pensiero, alla lettura di questi numeri?
E’ un calo che non può non preoccupare, anche se Cifa si è confermato anche nel 2019 l’Ente Autorizzato che ha portato a termine il maggior numero di adozioni. Preoccupa soprattutto perché i bambini in stato di abbandono non sono diminuiti. Continuiamo a percepire la mancanza di una vera educazione all’adozione.

Che cosa intende?
Non mi sento di dire che le famiglie arrivino impreparate all’adozione, perché è un’accusa che non meritano. Mi sento però di dire che spesso sono provate da numerosi tentativi di genitorialità che indubbiamente li hanno segnati, fisicamente e psicologicamente. Spesso l’adozione è l’ultima spiaggia. Senza contare che anche a livello istituzionale le famiglie che scelgono di adottare un figlio non ricevono le attenzioni che invece meriterebbero: negli ultimi anni si è dato maggiore sostegno a chi ha scelto di diventare genitore attraverso altre strade, ciascuna naturalmente rispettabile, di meno a chi ha deciso di adottare.

Come se l’adozione continuasse a essere una scelta di serie B?
Sì, esatto. L’adozione deve essere una scelta presa con grande consapevolezza, che necessità prima di tutto di una grande capacità di accoglienza. Perché, per quanto questa affermazione possa sembrare cinica, l’amore non sempre basta. Mi spiego meglio: amare il proprio figlio è fondamentale, ma bisogna andare oltre. Bisogna saperlo accogliere e comprendere, anche nelle sue diversità e nelle sue spigolosità.

Cosa fa Cifa per aiutare le famiglie?
Il momento più difficile che le famiglie condividono con l’ente è quello dell’attesa. Sappiamo che è una fase delicata, e per questo cerchiamo di organizzare incontri dedicati proprio a chi attende l’abbinamento, creando anche appuntamenti specifici rivolti a un determinato Paese. Ma il nostro obiettivo è esserci sempre: prima dell’abbinamento, durante e anche dopo. L’adozione, lo ricordiamo sempre, non finisce con il bambino che arriva in famiglia. Quello è un nuovo punto di inizio, che va seguito e accompagnato, per accogliere, oltre alla meraviglia della gioia perché si è finalmente insieme, anche una serie di cambiamenti che si abbattono come un allegro tornado sulla nuova famiglia.

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